Mi ero immaginata qualcosa di diverso per questa ripartenza. Mi ero immaginata primavera, strade piene, fiori volanti, pollini a pioggia e un sorridere diffuso, un fremere nella pelle, un abbracciarsi spasmodico nelle milonghe, corpi contro corpi.
Invece – evidentemente – no.
Allora ho deciso di ragionare sul concetto di “inizio”. Non so, ma tutta questa situazione mi ha portato a pensare che l’inizio non sia solo un nome o una parola, ma una pratica a tutti gli effetti. Qualcosa che dobbiamo attuare, realizzare, sostanziare. E non è un punto istantaneo nella linea cronologica. Non è un “tack”, un “boom”, un “tadaaaa”. No. Molto spesso, anzi, è un tempo lento. Un processo. E proprio in questi giorni noi stiamo ri-iniziando. Stiamo rigenerando stili di vita, abitudini, pensieri, modi di relazionarci agli altri e a noi stessi. Stiamo ricreando modalità di incarnare il nostro corpo, di cibarci, di mantenerci allenati, di non perdere tono.
Il tango, ah, il tango! Come soffre adesso e come soffriamo noi con lui. Stiamo ri-iniziando anche molte forme del nostro “essere tango”. Che è una cosa un po’ difficile, senza abbracci e senza socialità e senza, appunto, i corpi.
Ma una volta Giglio Pabidoro mi ha detto che il tango è molto più del solo ballo. Il tango è un mondo. Si può parlare, respirare, dipingere tango.
E si può, mi verrebbe da dire, ri-iniziare tango.
Per questo storieditango durante marzo e aprile sarà “Tutto dall’inizio”. Cercherò di raccontare quello che ho vissuto all’inizio del mio incontro con il tango: come ci sono arrivata, cosa mi si manifestava della vita delle altre persone e come la mia stessa vita sia stata stravolta da questo incontro.
E tu? Perché hai iniziato?
Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!
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