L’ora prima di incontrarti mi lavo bene la pelle con un sapone liquido. Sto sotto la doccia come un filo d’erba starebbe nelle nebbie dei quadri giapponesi. Strofino, ma lieve. Insisto, ma dolce.
L’ora prima di incontrarti, mi sembra di non incontrarti da anni e che alla fine non ti incontrerò mai. L’ora prima di incontrarti, mi sembra che dovrò vivere per sempre nell’ora prima di incontrarti.
A volte si aspetta per un tempo così lungo da convincersi che l’attesa sia la condizione di normalità. Che lo stato d’irrequietezza diventerà, a un certo punto, una semplice sospensione. Tutti nel mondo meritano qualcosa. Alcuni meritano l’attesa.
Sotto il getto dell’acqua, mi lavo anche le orecchie. Voglio sentire bene le parole che mi dirai. E curo lo spazio intorno alle dita dei piedi, gli interstizi tra le unghie, lo spessore dei talloni, le cavità attorno ai legamenti. Voglio sentirmi libera, quando mi farai il solletico.
Mi asciugo con calma. Mi guardo allo specchio. Mi dico di sì.
Stasera è il momento. Stasera accadrà.
Mi prende una strana paura.
L’ora prima di incontrarti contiene un istante – un unico, ma pesantissimo istante – in cui mi viene il dubbio di non volerti più incontrare. Mi viene il dubbio che a tenermi in vita sia l’attesa e che la realtà del vederti sgretolerà la magia che il mio pensiero ha costruito per mesi dentro un edificio di puro desiderio.
Salgo in macchina. Guido piano. La milonga è iniziata da tanto. Tu sarai già lì. I tuoi amici mi hanno detto che sei tornato. Che dopo quattro anni sei tornato ed è difficile capire se tu sei ancora tu.
C’è solo un modo per saperlo. Ballare insieme a te.
E allora scopriremo se siamo diventati estranei. O se il tango si è preso cura di quel filo tra di noi.
Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!
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