Il marito di Nina tornava a casa e non parlava. Anche lui era un giornalista. Tornava dai suoi viaggi e non parlava. Nina si sedeva al tavolo della cucina e attendeva. Una parte di lei sentiva tutto sulla pelle: quello che stava accadendo, lo sentiva tutto.
Nina continuava a svolgere il proprio lavoro al meglio delle sue possibilità, ma un tarlo è sempre un tarlo: lo metti a tacere qualche ora, poi torna a scavare. Nina aveva un trapano nella testa. Si sedeva al tavolo della cucina e aspettava. Poi il silenzio si è preso anche il salotto, il corridoio, la terrazza e la camera da letto. Nina sentiva tutto sulla pelle, sulla pelle sentiva tutte le altre.
«Lui adesso dov’è?» chiede una ragazza nello spogliatoio. Nina ci ha appena dato i suoi cioccolatini dalla carta scricchiolante.
«È rimasto in nostro paese. Sono andata solo io».
Nina è ancora sposata, tutte le formalità della separazione non le ha eseguite. Non serve tanta burocrazia quando di fatto si vive in due stati diversi.
«Devi aver sofferto molto» commenta la ragazza.
«Al inizio sì. Ma poi sai» Nina allarga le braccia.
«Lo vedi ancora ogni tanto?»
«Scorso febraio, sì, l’ho visto. Ero tornata a casa per un mese».
«E che cosa hai provato?»
Nina fa un respiro profondo. Non c’è tristezza, a volte un dolore ti consuma così tanto che non ti lascia neanche più quella. Quei sentimenti a metà: te li porta via tutti.
«Ora lo guardo e mi sembra come libro preso in biblioteca. Sai come si dice: l’ho leto, ora lo posso restituire». Nina finge di porgere indietro un volumetto leggero, non ne sente quasi più il peso, le pagine sono sottili come carta di giornale.
«Ma nel tango no. Nel tango non c’è niente di già usato».
storia prima ⇠ Nina ⇢ storia dopo
Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!
Commenti