Di buono ha questo: che non dice una parola.
Fa tutto con lo sguardo. Aggiunge piccoli movimenti del collo, leggere inclinazioni della testa. Si avvicina quasi passeggiando, le suole aderiscono al pavimento in modo morbido, lascia impronte che la terra riassorbe subito.
Faccia sbarbata, pelle idratata, profumo tutto intorno al viso.
Indossa giacca, gilet, camicia, maglietta, pelle. L’ultimo strato ne deve sopportare parecchi sopra di sé, e la milonga ha un’aria calda e lui già suda e suderà. Ma l’eleganza è la regola numero uno. Viene prima della temperatura, prima della comodità, prima delle reazioni termiche del corpo. Don Chisciotte sta nel suo abito scuro, solo un fazzoletto rosso che spunta dal taschino.
Invita Miriam con lo sguardo, non dice una parola, e di buono ha proprio questo.
Miriam è lusingata, ci sperava da quando l’ha visto muoversi con portamento fiero ma gentile, da quando ha visto che i suoi passi erano di neve.
Lui si avvicina, la prende per mano come avesse guanti di velluto e la conduce verso la pista. Miriam non è abituata. Al silenzio forte. Allo sguardo risoluto. Ai passi di neve. Mentre camminano, la stretta delle dita si trasforma: da ossequioso rispetto a volontà di sentire tutto, tutto al più alto grado di intensità. Miriam è quasi sul punto di chiedersi se non sia un’esagerazione. Ancora non hanno ballato e già le sembra di essersi consumata nelle emozioni. Pensa che quell’uomo non sia del 2018. È uno strano misto tra cavalieri medioevali, personaggi delle epopee, amor cortese e clowneria. Quell’uomo non è di nessun tempo, eppure unisce caratteri di più epoche, reali o immaginarie.
Don Chisciotte tocca Miriam come fosse di vetro, non preme mai più del necessario, accompagna i movimenti, asseconda gli ochos con il busto, offre morbidezza ma anche decisione, il corpo si spartisce in micro-aree ad elevata sensibilità, tutto va lento per sentire meglio, e di più.
Miriam pensa a quanto lui starà sudando, al caldo che sta combattendo. Ma dal suo viso non traspare nulla, solo concentrazione, occhi che seguono la pista, orecchie che ascoltano la musica.
Alla fine della tanda, ancora non ha detto una parola. Miriam si chiede se sia davvero questo che ha di buono. Don Chisciotte la riaccompagna al tavolino, tenendola sottobraccio. Prolunga il contatto fino al momento in cui si congederà. Gli hanno insegnato che è così che si fa con una donna. Che il prima e il dopo è importante tanto quanto ciò che sta in mezzo. Che a volte riesci quasi a sentire di più, nel prima e nel dopo.
Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!
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