Il quinto anno di Adrián

12 Agosto 2018

Don Osvaldo suona il piano, Adrián canta. Don Osvaldo ottantenne, Adrián poco più che ventenne. Forse neppure gli cresce la barba, ma sembra si sia già preso il dolore di mille vite. Quel dolore Adrián lo libera con la voce.

Adrián entra in scena dopo che l’orchestra ha già iniziato a suonare. Cammina composto, dignitoso, quasi timido. Capelli folti e lucidi, gli cadono sulla fronte come un tetto shintoista. Prende un respiro e inizia a liberare le mille vite che il suo corpo non ha, ma la sua voce sì.

Quinto año racconta di una cosa che ogni essere umano conosce. Il tempo che passa, la gioventù che si allontana, la brama di riprendersi la gioventù e il tempo non ancora passato. Parla di quel taglio in mezzo al cuore che rivuole le sere piene di futuro e il sentiero prima dei bivi, il mondo nuovo, i muri freschi, le risate di cristallo, il mondo prima delle scelte che hanno chiuso delle porte.

Quando canta, Adrián non è più timido. Quando canta, Adrián ha già vissuto almeno cent’anni. Come tutti vorrebbe chiudere gli occhi e ritrovarsi al punto di partenza, quel punto in cui vibrano «tanta gana, tanta vida, tanto adiós».

Il tango è anche questo: il tanto addio.
E in ogni addio c’è tutta la storia prima dell’addio.

Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!

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