Appesantita di trucco, va alla milonga. Deve nascondere una faccia che da giorni non c’è. Deve fingere di avere ancora un volto, qualcosa su cui si possa spalmare del fondotinta, stendere una polvere colorata, imprimere un rossetto. Qualcosa su cui la realtà possa ancora aderire.
I capelli sono impacchettati di lacca-togli-naturalezza.
Il cuore è impacchettato di paura-togli-libertà.
Per fortuna la penombra ha la pietà che a volte non hanno gli esseri umani. Non nasconde tutto, ma nasconde abbastanza. Come la sua voglia di piangere.
Rovinerebbe il trucco. Ci ha messo ore a farsi quella faccia nuova, ore a cancellare le facce vecchie e quelle che non le piacevano. Ci ha messo ore a trovare qualcosa di simile a un’immagine di sé che non le procurasse ribrezzo. Ora il pianto guasterebbe tutto. Doveva pensarci prima. Il fuori-tempo-delle-lacrime è peggio dell’apatia.
Il trucco che si è messa le garantisce una maschera di dolce torpore.
Un uomo la invita a ballare. È semplice dire di sì. Perché in quel momento nessun sì ha davvero peso, come non lo ha nessun no. In quel momento lei è tutto e niente.
L’uomo l’abbraccia lieve, la contiene senza premere, la sostiene senza forzarla. C’è tutto un modo di sciogliersi lentamente. Lei è grata. Lo stringe a sé, le sembra di avvertire un batuffolo di cotone che piano piano – piano piano – le scivola sul viso rivelando la sua vera pelle. Striscia dopo striscia, la maschera viene rimossa. Le resta un’unica lacrima pura, che ora può prendersi tutto il tempo senza rischiare di essere fuori tempo.
Non piangerebbe, se potesse scegliere. Ma esistono tutte quelle forme d’amore, e per questo lei deve piangere. Tutte quelle metà-non-intero e quegli interi difficili da dividere a metà, tutti quei modi di amare fino a un certo punto e non oltre, e quei modi che vorrebbero l’oltre ma qualcuno ha messo un punto.
E le si sconvolge ogni volta il cuore.
E ogni volta è come dover tornare a imparare che certe cose non s’imparano mai.
Ma ora, nel mezzo di un tango straziante, un sollievo le s’infila tra i polmoni, come un perdono antico. Piange e sorride. Il tango è la Scatola Magica, la Grande Cura. Può contenere tutte le contraddizioni. Per qualche secondo, te le fa amare una a una. E non smette mai di sussurrarti una frase: a volte c’è più vita in un temporale che in una giornata di sole.
Il tango si balla (almeno) in due. Fai girare le storie!
Commenti